Spesso sono i compratori che riescono a truffare i venditori su eBay (a seguito di ordini non tracciabili e sappiamo tutti che Paypal nel 90% dei casi dà sempre ragione al compratore, anche qualora l’ordine sia stato evaso) o Amazon (una delle truffe più ricorrenti è chiedere il rimborso dopo aver ricevuto l’oggetto, dicendo che lo stesso non è mai arrivato o dentro si è trovato qualcos’altro) ma ormai da tempo succede anche il contrario.
Va sottolineato comunque che molto spesso non si tratta di venditori nel vero senso della parola ma di veri e propri truffatori che s’iscrivono su queste piattaforme solo per truffare gli ignari utilizzatori.
Ma come evitare di essere truffati? Vediamo le cose da NON fare mai.

CONSIGLI PER NON ESSERE TRUFFATI SU AMAZON
Come prima regola ed è la stessa di eBay non vanno effettuati i pagamenti fuori dal sito Amazon.it. Tutti i pagamenti devono essere effettuati attraverso il proprio account sul sito. Ogni richiesta di pagamento diretto da terzi deve essere considerata sospetta.
Non va pagato in contanti, tramite bonifico, Western Union, PayPal, MoneyGram, ricarica Postepay o altri mezzi, compreso Amazon Payments.
In questi casi non c’è il rimborso, nel caso non arrivasse l’oggetto.
Non vanno effettuati nè pagamenti in cambio di un prestito nè è consigliabile rispondere ad un’offerta ricevuta tramite Internet o per telefono nè vanno forniti i propri dati di accesso per mail.

COME SI VIENE TRUFFATI
La qualità del servizio e i prezzi convenienti non si discutono, ciò che dovrebbe far scattare l’allarme è trovare oggetti a prezzi troppo bassi con l’affare da concludere al di fuori della nota piattaforma di ecommerce.
Un’esca perfetta per un consumatore che è sempre alla ricerca del maggior risparmio.
Gli annunci in questione infatti sono quelli dell’Amazon Marketplace.
Tramite questo sistema Amazon ospita un venditore esterno, in cambio di una commissione. Nella maggior parte dei casi tutto funziona, in altri no.
I prodotti del Marketplace sono quelli sotto a cui vediamo la frase “Venduto e spedito da X” invece che “Venduto e spedito da Amazon”.
Se invece l’oggetto è di un venditore esterno ma spedito da Amazon, il venditore si appoggia alla logistica di Amazon quindi la transazione è sicura.
Spesso il prodotto risulta non disponibile, e veniva richiesto di mandare una mail a un certo indirizzo di posta. Un indirizzo scritto in modo tale che il controllo automatico non lo riconosca.
Al cliente si chiede di scrivere a quell’indirizzo per ottenere informazioni.
Il truffatore a quel punto dice al cliente di mandare i dati, poi sarà lui a creare l’ordine e Amazon invierà una mail di conferma. A questo punto l’ordine viene completato, ma non si riceverà mai l’oggetto.
Ovviamente in questo caso sarà possibile richiedere il rimborso ad Amazon stesso.
C’è anche un’altra variante ovvero che la mail rimandi a una pagina phishing del tutto simile a quella di Amazon. In tal caso, se si completa il pagamento i soldi saranno irrimediabilmente persi.
A volte può capitare che i venditori su Amazon Marketplace sono anch’essi delle vittime: qualcuno ruba loro di dati di accesso e pubblica annunci scam.
C’è anche un altro metodo che è quello di usare uno speciale codice (detto EAN) che identifica i prodotti unicamente. Un venditore che voglia caricare un nuovo prodotto deve comprare uno di questi codici e associarlo alla sua offerta. E a questo punto qualcuno se ne può approfittare.
Un codice EAN identifica un certo prodotto, e aiuta anche a creare più velocemente un annuncio. Se devo vendere un oggetto già presente in catalogo basta inserire il corrispondente codice EAN, e il sistema di Amazon recupera la relativa inserzione.
Non dovrò far altro che inserire i miei dati e il prezzo.
Così funzionano questi codici ma se rubo questi codici creando annunci falsi (copie conformi di annunci reali di altri venditori con tanto di foto e descrizione uguale) e vendo un prodotto che non ho?
Posso comunque incassare, e poi il cliente che non riceve la merce si rifarà su Amazon usando la garanzia.
Il venditore originale possessore di quel codice potrebbe però essere accusato della frode.
Amazon pensa prima ai clienti e dal punto di vista della garanzia non c’è niente di più sicuro al mondo (solo Paypal può eguagliarlo), il problema però che in fase di apertura di uno shop pare che il colosso di Seattle non controlla nemmeno che esista la partita IVA di un venditore. Creare un account è piuttosto semplice, così come lo è mettere in atto il trucco del codice EAN.

LE TRUFFE AI DANNI DI AMAZON
Nel 2017, in Florida, Joseph Sides è stato citato in giudizio con accusa di frode e associazione a delinquere finalizzata alla frode informatica.
L’americano è stato accusato di aver architettato un piano per farsi rimborsare diversi oggetti dopo averli dichiarati danneggiati, difettosi o mai consegnati.
In particolare, la polizia federale sostiene che Sides avrebbe truffato Amazon per un valore totale di 230mila dollari in dispositivi elettronici (PC, console di gioco, accessori e una GoPro) usando diversi nomi falsi e altrettante mail, modificando gli indirizzi di consegna e coinvolgendo altra gente.
Secondo le accuse, Sides avrebbe creato circa 500 account Amazon falsi e li avrebbe utilizzati per inoltrare ben 821 richieste di rimborso o sostituzione andate a buon fine, su 1200 ordini totali, tra marzo e giugno 2016.
Le accuse nei confronti di Sides potrebbero costargli anche 20 anni di reclusione.
Un altro caso simile coinvolse una coppia dell’Indiana, Erin e Leah Finan (con un terzo complice).
I due si erano dichiarati colpevoli di aver truffato Amazon per 1,2 milioni di dollari tramite azioni fraudolente come richieste di sostituzione e rimborsi di circa 2700 prodotti elettronici.
Il 29 maggio, Erin è stato condannato a 71 mesi di carcere e Leah a 68.
Ma cosa succedeva in poche parole? La coppia ordinava sotto falso nome beni come fotocamere GoPro, console, smartwatch Samsung, tablet, etc. Una volta ricevuti, veniva segnalato un malfunzionamento. Ovviamente inesistente.
Amazon, per non perdere tempo e non scontentare i clienti, inviava subito il prodotto sostituivo.  A quel punto, Amazon avviava la procedura di reso, ma i Finan (che agivano sotto falsa identità) non si preoccupavano di rispedire al mittente gli oggetti danneggiati.
Per portare a termine il suo piano criminale, la coppia ha avuto bisogno di Glumac (accusato di trasporto interstatale di proprietà rubata e di riciclaggio di denaro), che li ha aiutati a creare centinaia di false identità online e altrettanti account Amazon, per rimanere anonimi e poter così agire indisturbati.
I due dovranno restituire anche 1,2 milioni di dollari.

Michael Benza (professore di diritto penale): “Qualche anno fa la gente rubava un prodotto nel punto vendita di una grande catena e poi andava in un altro punto vendita della stessa catena per restituirlo e ottenere un rimborso o un buono acquisto. In fondo, la tecnica è la stessa, solo che oggi viene messa in pratica online invece che in negozio fisico”

Secondo Benza, questo tipo di frodi passano generalmente inosservate fino a quando i resi iniziano ad accumularsi.

Poi prosegue: “Per una persona normale 230mila dollari sono tantissimi, ma agli occhi di Amazon è una cifra irrisoria, che non intacca in alcun modo le sue quotazioni in borsa. Tuttavia, se tanti clienti dovessero fare questo scherzetto, l’azienda inizierebbe a notare uscite ingenti e anomale dalle proprie casse. Penso che in questo caso Amazon si sia esposta per mandare un messaggio chiaro a tutti i cyber-criminali”

Amazon avrebbe fornito alle forze dell’ordine i dati degli account collegati agli ordini sospetti, e così facendo sono risaliti a Sides.
Nonostante Sides avesse creato account mail falsi e diversi indirizzi di consegna, Amazon ha un sistema che riesce a combinare i dati, e probabilmente è così che è risalita al suo nome.
Secondo l’accusa, il nome di Sides sarebbe collegato a diversi profili che hanno fatto acquisti utilizzando gift card, carte prepagate e carte di debito per cercare di tenere nascosta la propria identità.
Sides inoltre avrebbe utilizzato il servizio postale statunitense e servizi di logistica come UPS per inviare i pacchi a indirizzi terzi o a punti di ritiro UPS, dove lui e i suoi collaboratori ritiravano i pacchi.
Tra i prodotti rubati anche diverse Xbox One e PlayStation 4, joystick wireless e telecamere GoPro HERO5, che poi Sides rivendeva su eBay, Craigslist e Gameflip.

Rod Soto (direttore della ricerca sulla sicurezza per Jask): “In alcuni casi, ci sono gruppi organizzati che acquistano programmi di scripting per automatizzare la creazione di profili falsi ed eseguire l’acquisto di determinati prodotti. Risalire a una singola persona è più semplice, ma quando ci sono gruppi di 30 persone che fanno acquisti a orari diversi e mandano i prodotti a indirizzi e paesi diversi, tenerne traccia diventa complesso”

Eppure, i sistemi di richiesta rimborso o sostituzione (usufruibili anche sul Deep Web) non smuovono in alcun modo il bilancio di Amazon, che rimane tra le aziende più proficue della storia.
Amazon ha troppi servizi ad essa associata (Prime, servizi di streaming, etc) per fondarsi solo sulla vendita al dettaglio dei prodotti.


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