L’ultimo periodo è stato piuttosto caotico e pieno di eventi, incontri e impegni di vario genere da seguire.
La novità più importante è senza dubbio rappresentata dall’ormai (non) noto GDPR, il nuovo regolamento generale sulla protezione dei dati con il quale, la Commissione europea, ha intenzione di porre dei limiti al trattamento automizzato dei dati personali.
Il nuovo regolamento è entrato in vigore dallo scorso 25 maggio e prevede, tra le altre cose, sanzioni particolarmente pesanti per alcuni tipi di violazioni.
E’ evidente che le aziende, per evitare di incorrere in sanzioni, dovranno dotarsi di una maggiore capacità di rilevare gli incidenti (data breach) e monitare efficacemente la propria infrastruttura, in modo da notificare per tempo un’eventuale violazione. E’ infatti previsto dal regolamento, un obbligo di notifica e comunicazione in capo al titolare, in presenza di violazioni di dati personali che compromettano la privacy dei soggetti interessati. Dal momento in cui il titolare del trattamento dei dati viene a conoscenza della violazione, ha 72 ore di tempo per inviare notifica agli utenti.
Tuttavia se a livello teorico il GDPR appare un regolamento piuttosto rigido, nella realtà sta già destando non poche perplessità. Le aziende importanti, ovvero quelle che sono in possesso nel maggior numero di dati personali, quali ad esempio Facebook e Google, si stanno già attrezzando per trasferire i dati altrove. Nel caso della società di Zuckerberg, i dati dovrebbero essere trasferiti dall’Irlanda in California, dove le leggi sulla privacy sono più permissive.
La questione della privacy diventa dunque una vera scocciatura per le aziende che dovranno adeguarsi al regolamento e un problema estremamente rilevante per l’utente del web, per il quale le nuove normative non riescono a garantire un’adeguata protezione dei dati personali. La soluzione è sempre la stessa, acquistare una VPN. Puo’ costare qualcosa in termini economici, ma vale senz’altro la spesa.
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