L’Agenzia delle Entrate italiana considera Bitcoin (e le altre cripto) più o meno come una valuta estera ma sino a quando rimangono in criptovalute non si deve nulla allo stato (a parte il monitoraggio). 
Chiaramente se spendo direttamente le mie cripto tramite una carta di credito apposita (senza che ci sia una conversione in valuta fiat, ad esempio se uso la Binance Card), anche in questo caso sarebbe difficile dimostrare un eventuale prelievo (seppur nel momento in cui spendo abbiano un valore fisso).
Il problema risiede nel momento in cui converto queste cripto in fiat e le trasferisco su una carta di credito. A conti fatti provengono da un’exchange (diciamo da un conto corrente), molto probabilmente estero.
TASSATE SE OLTRE I 51,000 EURO PER 7 GIORNI (QUADRO RT)
In generale le imposte si pagano solo sulle eventuali plusvalenze realizzate, nel momento della vendita (conversione in valuta fiat) qualora si superino 7 giorni consecutivi di detenzione di criptovalute (ed altre valute estere) per un controvalore superiore a circa 51mila euro (si paga il 26%; quadro RT). Ovviamente la soglia è da intendersi comprendendo la somma totale di tutte le criptovalute e valute estere possedute (anche se divise in più exchange intestati alla medesima persona). Una plus valenza di 20,000 euro impone una tassazione di circa 5,200 euro.
In assenza di prelievo, nulla è dovuto (monitoraggio a parte ma ne parleremo sotto).
Chiaramente le leggi sono molto confuse e poco chiare, nessuno mi vieterebbe, qualora superassi quella soglia…di inviare poco prima che ciò accada una parte ad un altro wallet e poi da lì trasferirli su un account intestato ad un mio parente usando poi la sua carta di credito per prelevare.
Paesi europei meno restrittivi sono Portogallo, Malta e Germania. Le tasse si pagano dove sei residente.
MONITORAGGIO E GIACENZA (QUADRO RW)
Potendo generare un reddito imponibile (ovvero la somma dei 51,000 euro per 7 giorni consecutivi e in tal caso si paga il 26% della plusvalenza sui prelievi), teoricamente andrebbero dichiarate all’agenzia dell’entrate ed indicate nel quadro RW (come redditi esteri, qualora appunto risultino su un exchange estero). Ma cosa va dichiarato essendo volatili? Da quello che si capisce il trasferimento di soldi fiat su un exchange estero e poi la giacenza finale del wallet al 31/12 (le sanzioni per mancato monitoraggio vanno dal 3 al 15% e dal 6-30% per occultamento in “paradisi fiscali” qualora si cambi residenza rimanendo però in Italia). 
L’acquisto di criptovalute è soggetto all’obbligo di monitoraggio anche se inferiore a 15,000 euro. Ciò che serve è appunto una documentazione che attesti i nostri depositi e la loro evoluzione nel tempo (origine dei fondi) per le norme anti-riciclaggio.
Ci sono soglie? Da quello che si capisce no (già 1,000 euro in teoria è una una soglia importante). Per il monitoraggio non sono soggette ad IVAFE (ovvero non c’è nessuna imposta per il possesso perchè sono considerate “assimilabili a valute estere” ma non valute estere in senso stretto).
Depositando invece su exchange italiani non andrebbero dichiarati (in quanto non sarebbero redditi esteri). Allo stesso modo detenendoli su wallet non custodial con una chiave privata, non risiederebbero in nessun luogo preciso (o comunque non all’estero).
CARTE ANONIME
Ci sono diverse carte anonime (con iban) che vengono spesso utilizzate per nascondere acquisti online e per avere maggiore privacy.
Tra queste ricordo:
-Viabuy (Mastercard)
-Carta Flash (Mastercard)
-Travel Cash (Mastercard)
-Union Pay (Mastercard)
-Revolut (non è una carta anonima, solo che è inglese quindi estera)


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