Quello che ci chiediamo oggi è: lo screensaver protegge il monitor del computer?
E’ utile? A cosa serve?
Il primo salvaschermo (SCRNSAVE) fu quello di John Socha nel lontano 1983 prodotto per la IBM, tra i più noti invece “Flying Toasters” di fine anni 80 (nel 1989 per Apple e nel 1991 su Windows).
Curiosamente il secondo incappò in diversi processi: nel 1993 contro Delrina Corporation, a causa di uno screensaver prodotto da quest’ultima in cui il pinguino Opus sparava ai tostapane volanti.
La causa si concluse con la scelta di Delrina di cambiare le ali dei tostapane in motori.
Il secondo caso invece fu contro Berkley Systems, che fu querelata da parte del gruppo Eock dei Jefferson Airplane: sulla copertina dell’album “Thirty Seconds Over Winterland” del 1973 il gruppo aveva mostrato un disegno di alcuni tostapane in volo.
Al di là di questi problemi legali, la notorietà di questo screensaver fu tale che Sierra nel 2006 creò un gioco per smartphone con questo tema.

SCHERMI CRT
Ma cosa fa uno screensaver? Provoca l’oscuramento dello schermo o la comparsa di un’animazione o immagini dopo un periodo programmato di inattività del mouse e della tastiera, impostato attraverso un timer.
Viene anche utilizzato per bloccare il sistema operativo tramite una password.
Tuttavia lo scopo originale per cui vennero creati appunto fu come misura di protezione degli schermi CRT nei primi anni 80.
Con tale tecnologia usata per schermi catodici (bancomat, schermi per biglietti ferroviari ed oscilloscopi) la visualizzazione prolungata della stessa immagine, poteva (può) dare luogo, a causa della diversa sollecitazione del fosforo (sostanza che presenta il fenomeno ottico della fosforescenza) nelle varie aree dello schermo, a un consumo irregolare degli stessi.
Ciò comportava che le zone più sollecitate formavano un’immagine “fantasma” (caratteri o linee nei pixel che in quel momento dovrebbero invece essere spenti) con vere e proprie parti bruciate riducendo quindi la vita utile dello schermo.

SCHERMI LCD
Ovviamente parliamo di monitor molto vecchi, con quelli LCD l’uso di un salvaschermo non è più necessario ai fini del prolungamento della vita attiva della periferica, se non per motivi estetici.
Anzi non permettendo la chiusura dello schermo danneggia la retroilluminazione fluroescente portando ad una minore durata complessiva dello schermo.

SCHERMI AL PLASMA
Diverso il discorso per gli schermi al plasma, dove un’immagine fissa rischia di danneggiare la vita degli scintillatori (le particelle che generano l’immagine) che si esauriscono in modo disuguale.
Anche qui il fenomeno finale è la creazione di una immagine fantasma (ghost image) del tutto indelebile, danneggiando irreversibilmente lo schermo.
Lo spostamento continuo di un pixel dell’immagine limita il fenomeno ma non lo annulla del tutto.

SCHERMI OLED
La storia non cambia per la tecnologia OLED, anche se negli schermi di nuova generazione tale “difetto” ha molte meno probabilità di presentarsi.
In generale i monitor che eseguono salvaschermi consumano la stessa quantità di energia di quelli che funzionano normalmente, che può variare da pochi watt per piccoli monitor LCD a diverse centinaia per grandi schermi al plasma.
Quindi il consiglio, per lunghi periodi di inattività, è sempre quello di mettere in standby il computer.


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